A scoperchiare le disinvolture propagandistiche di questo governo si aggiungono, alle recenti previsioni Ocse, i dati dell’Istat.
Nel fare il periodico punto sulla situazione reale e sulle prospettive del paese, l’Istituto di Statistica ha dimezzato le stime di crescita della nostra economia, correggendo al ribasso la previsione governativa che indicava una crescita dell’1% del Pil, mentre si è appena registrato uno 0,5%.
Inoltre, nel 2024 è stata la domanda estera a sostenere l’economia, mentre quella interna ha fatto registrare un calo. Per il prossimo anno le stime non sono rosee: l’Istat prevede una crescita dello 0,8% rispetto all’1,2% stimato dal governo. Tanto che l’economista Carlo Cottarelli intravede per il prossimo anno l’Italia tornare a essere nuovo fanalino di coda in Europa.
Un trend economico così deprimente, aggravato dalla forte crisi industriale nel settore dell’automotive – per il quale non vediamo un piano industriale di rigenerazione – sta frustrando la quotidianità di tante famiglie e di moltissimi giovani. Anche sul fronte dell’occupazione, i contratti a termine rappresentano l’emblema di un laissez-faire contrattuale che ha quasi liberalizzato il rapporto di lavoro, rendendolo strutturalmente precario. Questa situazione ha trovato terreno fertile nelle politiche del lavoro da parte dei governi dell’ultimo decennio.
In questo scenario, non è più tempo di inerpicarsi con sterili dissertazioni a discutere di metodo, ma occorre concentrarsi sul merito. Bisogna entrare nel concreto, per smascherare tutte le menzogne con cui vengono esaltati, spudoratamente, risultati inesistenti.
Occorre dar vita a un laboratorio che favorisca l’incontro tra le culture cattolico-democratiche e riformiste, individuando le tematiche cruciali che toccano quotidianamente i sentimenti di tanti italiani e che propizino credibili prospettive future. Si tratta di ridare speranza a progetti di crescita personale, soprattutto per i giovani, che ormai hanno smesso persino di pensare a un futuro migliore.
Un primo programma di massima permetterebbe, poi, a un tavolo multilaterale, sul modello di un “governo ombra”, di confrontarsi su un progetto comune da proporre al paese. Sarebbe una valida alternativa alla propaganda ingannevole dell’attuale maggioranza populista.
La debolezza strutturale dell’alleanza governativa
In questo scenario, la linea del governo mostra ondeggiamenti sempre più evidenti e una crescente incapacità di compromesso efficace tra le diverse posizioni, soprattutto in materia fiscale e bancaria. Questo si aggiunge alle differenze nell’approccio verso l’Europa, nonostante le visioni comuni di destra, accentuate da carichi di estremismo anti-europeo e anti-Nato.
A ciò si somma il gioco strumentale sugli equilibri politici della Von der Leyen e della sua altalenante maggioranza, che non lasciano intravedere una rassicurante stabilità per l’intero quinquennio. Non si può non cogliere la strutturale debolezza di un’alleanza governativa che procede nel suo percorso parlamentare a colpi di fiducia.
Già qualche mese fa avevo sottolineato la necessità di ricorrere alla formazione di un “Shadow Cabinet”, un governo ombra nello stile del parlamento britannico. Peraltro, non sarebbe una novità: basti pensare all’effimero governo ombra di Veltroni, dopo la formazione del IV governo Berlusconi. Si tratta di un organismo da non sottovalutare per la sua valenza giuridico-istituzionale.
Sebbene possa incidere poco sulle scelte di governo, potrebbe avere un peso politico significativo, fungendo da alternativa progettuale concreta alle politiche dell’esecutivo. Il suo scopo sarebbe quello di contrastare quotidianamente l’azione del governo e proporre una prospettiva programmatica per un futuro governo.
La crisi del paese e l’urgenza di un’alternativa
A far da sfondo sono le disastrose realtà socio-economiche del paese, sempre più vulnerabile a causa della crescita esponenziale di divari e iniquità tra i ceti sociali. La povertà, ormai insinuatasi anche nel ceto medio, è un problema strutturale.
Colpisce l’inadeguatezza di una visione e di una classe dirigente incapace di formulare un piano industriale credibile. Al suo posto, vengono proposti obiettivi vaghi, come il “Piano Mattei”, o progetti irrealizzabili, come il Ponte sullo Stretto. Sul piano sanitario, la situazione è al collasso: tra carenza di medici e strutture, quasi metà dei cittadini, secondo dati Gimbe, rinuncia alle cure o si rivolge al settore privato.
Sul fronte del lavoro, le attuali politiche non stimolano l’occupazione e comprimono i salari, mentre le politiche infrastrutturali, nonostante il Pnrr, appaiono inadeguate per arginare la desertificazione industriale causata dalle tante crisi aziendali. Il settore dell’automotive, in particolare, è esposto a una concorrenza insostenibile con i competitor asiatici, a causa di scelte prese in sede europea, come lo stop ravvicinato all’utilizzo dei motori termici, considerate poco sostenibili da molti osservatori.
Un messaggio di speranza e rigenerazione
Ciò che rende questa iniziativa auspicabile è il suo potenziale impatto positivo: un messaggio che restituisca speranza e fiducia nel futuro a quella parte del paese che ha perso ogni fede nel sistema politico, offrendo un progetto alternativo e credibile per affrontare la rigenerazione del tessuto economico italiano.
Un governo ombra potrebbe inoltre offrire una mediazione credibile per rispondere a istanze che, non trovando soluzioni, rischiano di sfociare in derive di incontrollabile ribellismo sociale.
L’articolo Un governo ombra per battere le politiche populiste proviene da Il Domani d'Italia.